Compositore Italiano in Irlanda: intervista ad Andrea Casagrande!

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In questi giorni ho avuto il piacere di intervistare Andrea Casagrande, giovane compositore italiano (il termine più preciso è “Score Composer” di musica classica per film), giunto in Irlanda a cavallo tra il 2008 e il 2009. 

Andrea è un ragazzo lombardo solare ed amichevole (se ha mangiato, lui dice), una di quelle persone che quando inizia a piovere – e qui succede spesso – non apre l’ombrello preoccupato ma alza lo sguardo al cielo e sorride. A questo link potete visitare il suo sito ufficiale. Andrea è Full Member della Irish Film & Television Academy (IFTA) alla quale apporta annualmente il suo contributo votando le migliori colonne sonore dei film qualche mese prima che vengano distribuiti nel mercato.

Insieme a Giovanna Senatore (più che talentuosa e pluripremiata sceneggiatrice e regista) è titolare, Score Composer e Produttore di Media Aetas, un marchio di produzione cinematografica irlandese con sede a Cork.

Tra i prodotti del brand si può annoverare “Thy Pipe”, un Fantasy entrato in selezione ufficiale del Festival di Cannes 2011, vincitore della Silver Medal for Excellence in Music al Park City Film Music Festival 2011, il più importante Festival per compositori di colonne sonore. Nell’anno seguente è stato prodotto “Vellum” in stretta collaborazione con il marchio Giorman di Milano, un Fantasy/Mystery finalista ufficiale dello stesso Park City Film Music Festival (edizione 2012) con oltre 9 proiezionidurante il festival.

Andrea con il Telly Award di “Un-Mate”

 

Recentemente è stato invece prodotto “Un-Mate” (al sito sono visibili gratuitamente tutti gli episodi: merita una visita!), la prima Web/TV Series Gothic/Comedy al mondo, un’idea geniale di Giovanna Senatore da lei stessa scritta e diretta poi insieme a Norman Russo.

La colonna sonora? Ovviamente è opera di Andrea!

La serie ha vinto il Telly Award 2012negli Stati Uniti, il premio-qualità americano dedicato alle Web/TV Series. Una carriera dunque già importante per Media Aetas, alla quale auguriamo ancora più grandi soddisfazioni per il futuro! 

 

Nell’intervista di Andrea opinioni, consigli ed esperienze sulla vita e il lavoro di un italiano in Irlanda, eccola a voi!

 

  •  Ciao Andrea, ci puoi dire in che modo pensi che la realtà irlandese sia diversa da quella italiana?

Si tratta di una realtà totalmente diversa. Un sistema burocratico molto più snello e non solo. Qui è più facile incontrare gente autentica e professionale, di cui tu ti possa fidare. Si potrebbe dire che in Irlanda c’è molta più lealtà.

 

  • Quali sono le differenze nel mondo del lavoro, in riferimento al campo musicale?

Esistono enormi differenze. In primo luogo il sistema di gestione della musica in Irlanda è più rapido e funzionale. Per fare un esempio, io sono membro dell’IMRO, Irish Music Rights Organisation, in pratica la SIAE irlandese che peraltro è affiliata ufficialmente anche (ma non solo) alla ASCAP (American Society of Composers, Authors and Publishers) che gestisce i miei diritti d’autore per i lavori destinati alle Produzioni statunitensi.La differenza tra i due sistemi è che per depositare musica in Italia devi pagare la SIAE, anche profumatamente, mentre in Irlanda non bisogna pagare né per il deposito né per il fatto di essere membro dell’IMRO. Ovviamente per diventare membro, ai tempi, ho fatto la richiesta, sottoposto i lavori e dimostrato i crediti e le credenziali prima di poter essere ammesso. Inoltre qui in Irlanda è possibile depositare musica direttamente online (bastano 10 secondi!), in Italia purtroppo non è ancora così… e conoscendo la SIAE…

Il Logo di Media Aetas

 

La gestione dei diritti d’autore qui è affidata direttamente alla stessa IMRO che riscuote per conto del Compositore i diritti e gestisce tutta la parte burocratica (quindi si mette in contatto con l’utilizzatore). Il sistema, ripeto, è molto snello e rapido. Non ti fanno perdere tempo, qualità tipica degli Irlandesi. Ed anche la qualità dei prodotti la si può vedere nei film e nelle serie TV che producono su territorio Irish (The Tudors, Game of Thrones, ecc.). Qui è infatti necessaria una specializzazione (e non parlo necessariamente di un titolo di studio specifico, ma di una specializzazione nel mestiere in cui si opera), una preparazione specifica per ogni mansione. Ognuno sa quello che deve fare e sa che deve farlo al meglio e nel modo più professionale possibile. Spesso in Italia non è così e assistiamo ad estemporanee decisioni di attori che si improvvisano registi, produttori o agenti per lo spettacolo, oppure ad investimenti di fondi statali per progetti che non oltrepassano il confine e che non potranno mai oltrepassarlo.

 

  •  Luoghi d’Irlanda: qual è il tuo preferito e perché?

Prima di tutto fare una distinzione tra luoghi “da vivere” e luoghi “da vedere”.

Per vivere senza dubbio scelgo Cork, anche se professionalmente mi erano state consigliate Galway, capitale irlandese del cinema e Dublino, sede delle principali emittenti televisive e conseguentemente terra degli spot e delle pubblicità. Per quanto riguarda i luoghi da vedere, imperdibile l’immagine delle Cliffs of Moher, ma sono legato anche al Blarney Castle, sempre nella contea di Cork. Ho un legame molto forte con quel luogo, con quel particolare castello. Lo visitai nel 2009 perché dovetti incontrare il responsabile Marketing del Castello e lui mi portò sulla torre in cui si trovava un signore. Mi fecero sdraiare a supino facendomi quasi penzolare per la torre (tenendomi per il bacino) e lo scopo doveva essere di baciare la famosa Blarney Stone (la roccia di Blarney). Se non lo conoscete, si tratta di un rituale comune: si dice che baciando la pietra si possa ricevere il dono dell’eloquenza. Nello stesso momento scattarono le foto di rito che vengono vendute ai turisti. Io credo di essere l’unico nella storia del Blarney Castle che non ha baciato la roccia, ma l’ha siki “nasata” perché nel trambusto e nella situazione complicata alla fine ho pestato il naso sulla roccia e sono convinto che i fantasmi del castello stiano ancora ridendo della figuraccia che ho fatto. Comunque si è creato un legame da quel momento, è una cosa magica, te la porti per sempre dietro, ti accompagna. Poi ovviamente sempre in zona ci sono molti luoghi antichissimi con i cerchi druidici e tutto ciò che riguarda la cultura celtica irlandese.

 

  • Cosa pensi del costo della vita in Irlanda?

Dipende molto dal luogo in cui si vive. Cork è una città piuttosto economica dove puoi comunque trovare tutto ciò che ti serve ad un giusto prezzo. Dublino costa di più, certo, ma è un compromesso che può essere accettato da chi è alla ricerca di buone opportunità lavorative nella capitale e che sceglie la città. Cork è un villaggio per come lo concepisco personalmente e mi sento a casa.

 

  • Cosa cambieresti dell’Irlanda? E dell’Italia?

Dell’Irlanda non saprei. Penso che questa domanda dovrebbe essere rivolta agli irlandesi dal momento che vivono qui da sempre e che sono loro ad avere il diritto e il dovere di decidere cosa vada bene e cosa debba esser cambiato. Io spero di poter contribuire a migliorare ciò che per me è già stupendo. Generalmente quando qualcosa non funziona qui c’è sempre qualcuno che prima o poi si attiva per sistemare le cose.

Sappiamo bene che in Italia non è così. Del mio Paese natale cambierei…tutto. Penso che il problema più grave sia l’eccessiva centralizzazione, esasperata in passato, come una botte piena di buchi che nessuno ha voglia di tappare perché dai buchi se ne ruba il vino. Probabilmente un sistema federale come quello irlandese o statunitense farebbe funzionare meglio le cose, ma credo che di fondo sia la popolazione a doverlo pretendere e lo Stato a dover obbedire al popolo, non il contrario. La perfezione forse non può esistere, ma il buon senso e la logica sono convinto che risolverebbero l’80% dei problemi.

 

  • Pensi che potresti tornare a vivere in Italia in futuro?

Níl hea. (in Irish Gaelic significa: No). Adoro questo Paese e sinceramente preferisco essere un italiano all’estero, molto legato al luogo in cui vive e alle persone che lo popolano. Ho portato con me solo ciò che di positivo mi ha dato l’Italia, soprattutto il fatto di essere “un artigiano” (gli Italiani sono degli artigiani straordinari, lo hanno nel sangue). Essere italiano in Italia può essere difficile, dal momento che anche le migliori qualità sono offuscate da un sistema vecchio e bloccato.

 

  • Che consiglio daresti a chi è ancora in Italia ma vorrebbe un giorno partire?

Consiglierei di imparare bene l’Inglese prima di espatriare. Io in due anni di studio autonomo con il forte e fondamentale supporto di Giovanna, ho imparato tantissimo e ora non ho problemi a capire e farmi capire. Giovanna che conosce la lingua alla perfezione ha capito subito la situazione e mi faceva leggere ad alta voce il libro di Robin Hood (in Inglese ovviamente) per allenarmi sulla pronuncia e per correggere gli errori che purtroppo avevo imparato a scuola in Italia. Inoltre una mano mi è stata data dal mio “orecchio musicale” che mi aiuta a ricordare e memorizzare il suono delle parole e delle frasi. 

Ad ogni modo serve tanto impegno, bisogna ripassare spesso vocaboli, frasi e costruirsi un vocabolario di parole ed espressioni. Il mio ha ormai raggiunto le 40 pagine ma lievita di continuo.

Per imparare la grammatica di base basta una settimana di studio intensivo e ben programmato con i libri che qui usano nelle scuole primarie, una regola per pagina e non di più, ben descritta con esempi pratici che ti facciano capire nell’immediato quando vada utilizzata ogni regola, in quale contesto e come. Parlare il più possibile con le persone del luogo testando le nuove parole o le frasi appena studiate, così come per magia rimangono nella memoria. Io spesso parlo anche da solo Inglese (soprattutto mentre guido) e ormai c’è la scusa del vivavoce in auto per non sembrare pazzi. E come ultimo consiglio di guardare i film in Inglese, all’inizio con i sottotitoli in Inglese (mi raccomando non in Italiano altrimenti è inutile!). Fermarsi sulle frasi, segnarsele su un foglio e ripeterle imitando la pronuncia degli attori. Infine vorrei anche promuovere l’Irlanda come luogo turistico. Talvolta serve staccare, vedere dall’alto le situazioni, intendo in modo panoramico. Sono convinto che anche solo passare una settimana qui a Corcaigh o in giro per l’Isola di Smeraldo vi farà vedere le cose in maniera molto diversa. E sono sicuro che al vostro rientro vi sarete accorti che siete più carichi, che potete “ripartire” insomma. Questa è una delle tante “magie” che l’Irlanda offre. Immergersi nel loro essere “laboriosi”.

Luca Cattaneo

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